Vi è mai capitato di dover scrivere un promemoria su un post-it? Oppure di dover passare lo scottex sulla scrivania per asciugare il quasar, o ancora di scrivere con una biro o bic tutti i vostri appunti?
Ecco, qua in Kreativlab li utilizziamo praticamente tutti i giorni, ignari del fatto che nostri colleghi in passato hanno realizzato dei veri miracoli del marketing.
Proprio così, perchè in questi casi il brand è diventato la parola di uso comune. Faremo infatti fatica a chiamare il post-it “foglietto promemoria”, lo scotch “nastro adesivo”, o lo scottex “carta assorbente”.
Come questi ci sarebbero tantissimi altri esempi che vi lascio in fondo all’articolo, ma vorrei in questo momento soffermarmi per cercare di capire e farvi capire l’importanza di avere un brand forte e riconoscibile.
Il naming e lo studio del naming per un brand è la base di partenza, determinerà il successo o l’insuccesso dell’intero progetto. Senza uno studio approfondito il rischio di cadere in difficili comprensioni, similitudini con altri brand o strafalcioni è alto, rischiando di incappare anche in sanzioni legali.
La legge non consente ad esempio di registrare come marchi le denominazioni generiche di prodotti o servizi, non si potranno quindi registrare espressioni come “orologio” o “orologio da polso” per una linea di cronografi.
Ma qualcuno ha fatto di peggio, lanciando sull’app store una app per tablet dal nome piuttosto bizzarro, almeno in italiano, nato dalla contrazione delle parole ink (inchiostro) e calculator (calcolatrice): è bastata qualche ora online per rendersi conto che “inkulator” non era un brand strategicamente valido. L’azienda si è scusata e oggi la app si chiama Kanakku.
Ok, poteva andare meglio, ma cerchiamo di non fare i soliti errori, affidarsi a dei professionisti evita uno spargimento di sangue in seguito, sempre.
Più spendi, meno spendi, i brand-killer sono sempre in agguato, state allerta. Di seguito come promesso vi lascio alcuni esempi di brand che utilizziamo spesso in ufficio come parole di uso comune, scrivete nei commenti i brand che vi vengono in mente.
Scotch
Il termine scotch è un marchio registrato dalla 3M (Minnesota Mining and Manufactoring Company) ed è un prodotto inventato nel 1930 da Richard Dew. Si tratta di un semplice nastro adesivo: votato nel 1985 come “prodotto più indispensabile in casa”, data la sua fama lo scotch è usato oggi come termine generico per indicare qualunque tipo di nastro adesivo in cellulosa e trasparente. (foto: Freepik)

Scottex
Scottex è un marchio – registrato dalla multinazionale statunitense Kimberly-Clark – di un tipo di carta soffice per uso domestico confezionata in rotoli. Con il termine si intende genericamente il rotolo di carta assorbente per la cucina. (Foto: Sanitex)

Post it
I Post-it (come lo scotch, un marchio depositato dalla 3M) sono dei foglietti di carta colorata, o di altri materiali, la cui caratteristica principale è essere semi-adesivi. Il loro nome è diventato sinonimo di piccole annotazioni, bigliettini, note e brevi appunti. (foto: Freepik)

Polaroid
Polaroid è il nome brevettato di un procedimento fotografico ideato nel 1932 a Cambridge da E. Land e basato sull’uso di una speciale pellicola e di un’apposita macchina fotografica che consentono di ottenere in tempi brevissimi l’immagine positiva. L’incredibile successo ha fatto sì che, con il termine polaroid, si identificassero comunemente sia la macchina fotografica che l’istantanea prodotta. (foto: Unsplash – Annie Spratt)

Moka
La volgarizzazione, oltre al nome, può riguardare anche il design dell’oggetto: è il caso della celebre macchinetta del caffè della Bialetti. Brevettata nel 1933, una volta decaduta la tutela è rimasta nella mente dei consumatori con lo stesso nome fino ad oggi. (foto: Freepik)

Bic
Anche se il signor Birò ideò un oggetto rivoluzionario, ad arricchirsi con quello stesso oggetto non fu lui ma il barone Marcel Bich, che acquistò il brevetto e riuscì a produrre la biro abbattendo i costi e facendola diventare, senza dubbio, il più venduto strumento di scrittura al mondo. (foto: Freepik)
Mocio
Anche se Vileda, l’azienda tedesca che nel 1978 ha registrato il marchio, ha perso la battaglia contro la 20th Century Fox relativa all’utilizzo del termine, secondo il tribunale di Milano la parola “mocio” può essere effettivamente usata come termine generico e scritto minuscolo per indicare il tipo di oggetto stesso.
Bancomat
Il servizio denominato bancomat viene introdotto per la prima volta in Italia il 23 novembre del 1983, quando comparve la prima carta di debito a banda magnetica che ci ha permesso di prelevare contanti presso degli speciali sportelli automatici (Atm) istituiti presso gli istituti di credito. Col tempo la parola “bancomat” ha ampliato il suo significato originario, passando presto a indicare, oltre al particolare sistema di sportelli automatici e al servizio di pagamento disponibile nei negozi, anche la carta stessa. (foto: Unsplash – Claudio Schwarz)

Tupperware
Tupperware è una multinazionale statunitense dedita alla produzione e distribuzione, tramite vendita diretta, di utensili per la cucina e articoli in polietilene e polipropilene per la casa e il tempo libero. Tupperware durante i primi anni cinquanta diventa il prodotto ermetico con “tappo a stappo” più venduto, prendendosi il suo posto e diventando di uso comune. (foto: Unsplash – Kate
Trifo)

Tetrapak
Tetra Pak è una multinazionale svedese e Tetrapak il suo marchio registrato. Il primo prodotto lanciato nel 1952 è stato un contenitore di cartoncino usato per conservare e trasportare il latte. Negli anni Tetrapak è diventano il nome commerciale di un qualsiasi contenitore in cartoncino. (foto: GreenMe)
